Violenza sessuale e riproduttiva sistematica contro le donne di Gaza
Un nuovo rapporto ONU documenta atti di genocidio commessi da Israele come strumento di guerra contro i palestinesi, con un impatto devastante sulle donne e le ragazze
Un nuovo rapporto dell’Onu, pubblicato il 13 marzo 2025 dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sul Territorio palestinese occupato e su Israele, ha dichiarato che, dall’ottobre 2023, Israele ha sistematicamente fatto ricorso alla violenza sessuale, riproduttiva e ad altre forme di violenza di genere, commettendo “atti di genocidio” contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza. Inoltre, l’esercito israeliano ha distrutto le strutture di assistenza sanitaria, incluse quelle dedicate alla salute riproduttiva, e impedito l’accesso ai servizi medici correlati. (Amnesty International) (Guardian).
Il 33% di tutte le vittime palestinesi registrate a Gaza dal 7 ottobre 2023 a gennaio 2025 sono di sesso femminile, adulte o bambine. Come Nahida e Samar Anton, madre e figlia ammazzate dai cecchini israeliani mentre provavano a raggiungere il bagno. O come la donna incinta, di cui non si conosce nemmeno l’identità, a cui i soldati hanno sparato mentre tentava di entrare nell’ospedale Al-Awda. O come la piccola Hind Rajab, le sue cugine e sua zia, uccise da quello che la commissione ha descritto come un attacco deliberato dei carri armati. (il manifesto)
La Commissione internazionale indipendente d’inchiesta, composta da tre persone, è stata istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel maggio 2021 per indagare sulle presunte violazioni del diritto internazionale in Israele e nei territori palestinesi. La presidente della commissione è Navi Pillay, Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani dal 2008 al 2014, è stata magistrata presso la Corte penale internazionale e ha presieduto il Tribunale penale internazionale per il Ruanda. (Onu Italia)
Le fonti del rapporto ONU
La Commissione ha affermato che il suo rapporto si basa su:
precedenti indagini svolte dopo l'attacco di Hamas al sud di Israele il 7 ottobre 2023;
25 interviste condotte negli ultimi mesi con esperti medici, nonché con vittime e testimoni della violenza commessa a Gaza;
l’analisi dei filmati girati da palestinesi, di quelli condivisi sui social dai soldati israeliani e sulle informazioni fornite dalle associazioni della società civile che si occupano di diritti delle donne.
Alcune testimonianze sono state presentate durante due giorni di udienze pubbliche a Ginevra, tenutesi dall'11 al 12 marzo 2025, incentrate su violenze sessuali e di genere, nonché sulla distruzione delle infrastrutture sanitarie femminili nei territori occupati. (New York Times). (il manifesto)
Attacchi alle strutture sanitarie riproduttive
Il titolo del rapporto è Più di quanto un essere umano possa sopportare. Gli attacchi israeliani alle strutture sanitarie di Gaza hanno trasformato gravidanze e parti in esperienze ad alto rischio, con conseguenze devastanti per migliaia di donne. L'ospedale Al-Awda, unico presidio ostetrico nel nord di Gaza, ha assistito 15.577 pazienti ostetrici tra ottobre e dicembre 2023 nonostante disponesse di soli 75 posti letto, evidenziando un sovraffollamento critico. Durante lo stesso periodo, il personale medico ha operato sotto assedio militare, con carri armati e mezzi israeliani che hanno circondato la struttura più volte. (Unfpa).
Secondo il rapporto, le forze israeliane hanno deliberatamente preso di mira strutture sanitarie riproduttive a Gaza, incluso il centro di fecondazione assistita Al-Basma, distrutto da un bombardamento nel dicembre 2023. L'attacco ha causato la perdita di 4.000 embrioni e oltre 1.000 campioni di spermatozoi e ovuli non fecondati, cancellando l'ultima speranza di genitorialità per centinaia di coppie palestinesi. (ABCNews).
La distruzione è stata mirata. Un singolo proiettile israeliano ha colpito il laboratorio di embriologia dell'Al-Basma, distruggendo i serbatoi di azoto liquido essenziali per la conservazione dei materiali biologici. (Reuters) La struttura, fondata nel 1997, era il principale centro per la lotta all'infertilità a Gaza. (ABCNews).
Non risultano obiettivi militari identificati. La commissione ONU ha concluso che non esisteva alcuna prova credibile dell'utilizzo della clinica per scopi militari da parte di Hamas al momento dell'attacco, smentendo le giustificazioni israeliane basate sul presunto "embedding" di combattenti nelle infrastrutture civili. (Genocide Watch).
Circa il 50% delle coppie colpite non potrà riprovare a concepire a causa dell'esaurimento di ovuli o spermatozoi. Testimonianze come quella di Najwa Abu Hamada, che aveva perso il figlio 19enne in un bombardamento prima di affidarsi alla fecondazione assistita, illustrano il trauma subito. Le famiglie spendevano fino a 3.000-4.000$ per ciclo di IVF, spesso vendendo beni personali. Con la distruzione dell'Al-Basma, Gaza ha perso l'unica struttura in grado di offrire servizi avanzati di crioconservazione. (Daily Sabah).
Impatto del blocco israeliano sugli aiuti
La crisi umanitaria a Gaza ha trasformato il parto in un’esperienza traumatica e pericolosa, con condizioni paragonate dalle Nazioni Unite a quelle del "Medioevo". (il manifesto). Senza cure essenziali. Solo 7 dei 18 ospedali parzialmente funzionanti offrono servizi ostetrici, rispetto ai 36 preesistenti all’ottobre 2023. Donne come R.M., intervistata da Human Rights Watch, hanno partorito senza antidolorifici o assistenza post-parto, costrette a cambiarsi da sole e a lasciare l’ospedale entro poche ore. Tagli cesarei senza anestesia: La carenza di farmaci ha obbligato medici a eseguire interventi chirurgici con analgesici insufficienti, aumentando il rischio di shock e infezioni. Parti domestici estremi: Alcune donne, impossibilitate a raggiungere gli ospedali, hanno partorito in casa seguendo tutorial online, assistite solo dai mariti. (Human Rights Watch)
Collasso delle infrastrutture: Il 95% degli ospedali è danneggiato, con solo 600 camion di aiuti giornalieri ammessi durante la tregua (gennaio-marzo 2025), insufficienti per ricostruire servizi sanitari. (The New Humanitarian). Malnutrizione e complicazioni: Oltre 155.000 donne incinte o in allattamento soffrono di denutrizione acuta, con un aumento del 30% di aborti spontanei legati a traumi e carenze vitaminiche. (PMC). Carenza di farmaci critici: Mancano 24 tipi di medicinali prenatali e 19 attrezzature essenziali, tra cui ecografi e surfattante per neonati prematuri.
Violenza di genere
Il rapporto delle Nazioni Unite accusa Israele di aver utilizzato violenza sessuale e riproduttiva come strumento di guerra contro i palestinesi, sia a Gaza che in Cisgiordania. Queste azioni includono stupri e minacce di stupro contro detenuti palestinesi e i loro familiari, nonché violenze sessuali perpetrate da coloni e militari israeliani nella Cisgiordania occupata. L'obiettivo dichiarato è quello di umiliare e degradare la popolazione palestinese.
Violenza sessuale sistematica: Il rapporto evidenzia l'uso della violenza sessuale come arma di guerra, con stupri e abusi sessuali documentati in vari contesti, tra cui centri di detenzione e aree residenziali (Rsi). Le violenze sessuali sono utilizzate per terrorizzare e opprimere la popolazione palestinese, contribuendo a un clima di impunità che favorisce ulteriori abusi. (Unipd). Anche nella Cisgiordania, coloni e militari israeliani sono coinvolti in violenze sessuali, con l'obiettivo di umiliare e degradare la popolazione locale. (Euronews).
Le forze israeliane che hanno invaso Gaza dopo l'attacco del 7 ottobre hanno arrestato migliaia di uomini, donne e bambini. Il New York Times ha precedentemente riportato i resoconti di quasi una dozzina di detenuti o dei loro parenti che hanno descritto di essere stati spogliati, picchiati, interrogati e tenuti in isolamento. I funzionari militari israeliani affermano che i soldati ordinano di routine ai detenuti di spogliarsi per motivi di sicurezza per essere sicuri che non portino armi, compresi giubbotti esplosivi. Il comitato delle Nazioni Unite ha affermato che la frequenza, la prevalenza e la gravità della violenza sessuale e di genere dimostrano che essa è stata “sempre più utilizzata come metodo di guerra da Israele per destabilizzare, dominare, opprimere e distruggere il popolo palestinese”. (New York Times)
Le reazioni israeliane
Il governo israeliano ha denunciato come "accusa del sangue" il nuovo rapporto delle Nazioni Unite che accusava l’esercito israeliano di aver sistematicamente distrutto strutture sanitarie per le donne e utilizzato la violenza sessuale come strategia di guerra. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, i gruppi femminili e la missione israeliana presso l'ONU hanno respinto il rapporto come infondato e antisemita, affermando che tenta di equiparare la condotta di Israele durante i combattimenti nella Striscia di Gaza agli orribili atti di violenza sessuale commessi dai terroristi palestinesi durante le atrocità guidate da Hamas il 7 ottobre.
Il Ministero degli Esteri lo ha definito "uno dei peggiori casi di diffamazione del sangue che il mondo abbia mai visto". Rispondendo al rapporto, Netanyahu ha definito il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite “un organismo irrilevante, antisemita, marcio, che sostiene il terrorismo”. La Missione permanente di Israele presso l'ONU a Ginevra accusa la commissione di avere “un’agenda politica predeterminata e faziosa volta al tentativo spudorato di incriminare le Forze di Difesa Israeliane”. “L’IDF ha direttive concrete e politiche che proibiscono inequivocabilmente tale cattiva condotta”. (Times of Israel) (Reuters)
Israele respinge il rapporto dell’Onu, senza opporre o promettere di opporre gli esiti di una propria indagine, o con la richiesta di integrare il rapporto ONU con le proprie testimonianze.
Il rapporto ONU sulle violenze di Hamas
La reazione israeliana, parlando di equiparazione tra crimini israeliani e palestinesi, fa riferimento al precedente rapporto delle Nazioni Unite sulle violenze sessuali commesse durante l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, secondo cui ci sono "informazioni convincenti" e "motivi ragionevoli" per credere che siano stati compiuti stupri e violenze sessuali, inclusi stupri di gruppo e stupri di cadaveri, in diverse località, come il sito del festival musicale Nova e i suoi dintorni, la Strada 232 e il Kibbutz Re’im. Tuttavia, quel rapporto non ha evidenziato prove di stupri sistematici da parte di Hamas. (Zeitun).
Anche Hamas ha negato le accuse, definendole "false" e "infondate", e ha respinto il rapporto dell'ONU. (Open) Le indagini hanno rilevato che alcune vittime sono state sottoposte a violenza sessuale, tortura sessualizzata e trattamenti inumani e degradanti, e ci sono motivi per credere che tali violenze siano ancora in corso. (il manifesto). Il rapporto della Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten, ha sottolineato che le accuse di violenza sessuale sono state verificate attraverso fonti multiple e indipendenti, ma non tutte le denunce sono state confermate con prove materiali. (Shalom)
Sia Israele sia Hamas affermano di essere ingiustamente accusati e parificati all’avversario. Ma gli organismi delle Nazioni Unite non possono che indagare e valutare le condotte di guerra alla luce del diritto internazionale e umanitario, indipendentemente dalla natura e dai motivi degli autori.
Atti di genocidio, non genocidio compiuto
Il nuovo rapporto delle Nazioni Unite del 13 marzo 2025 accusa Israele di aver commesso "atti di genocidio" nella Striscia di Gaza, non di aver compiuto un genocidio. Questa distinzione è importante perché il termine "atti di genocidio" si riferisce a specifiche azioni che potrebbero configurare un intento genocida, ma non necessariamente a un genocidio compiuto in tutta la sua estensione. La Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio definisce il genocidio come atti commessi con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Il rapporto sostiene che le azioni israeliane rientrano in due delle cinque categorie previste dalla convenzione. Le informazioni e le valutazioni contenute nel rapporto possono contribuire a formare il giudizio sulla causa per genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia. Tuttavia, solo la Corte può stabilire se le azioni israeliane costituiscono effettivamente un genocidio ai sensi del diritto internazionale.
Nel gennaio 2024, La Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di prevenire possibili atti di genocidio nella Striscia di Gaza e di garantire l'accesso agli aiuti umanitari. Tuttavia, il rapporto della Commissione ONU suggerisce che Israele non abbia rispettato queste direttive, poiché i militari responsabili di violazioni non sono stati adeguatamente perseguiti, contribuendo a un clima di impunità che ha incoraggiato e può ancora incoraggiare ulteriori violazioni dei diritti umani. La reazione israeliana al rapporto ONU conferma queste preoccupazioni.