Gaza devastata in un anno di guerra
Per distruggere Hamas, l'esercito israeliano ha distrutto la Striscia di Gaza, ignorando la protesta indulgente della comunità internazionale
La campagna militare israeliana su Gaza, l’operazione “Spade di ferro”, in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, insiste ormai da un anno, nel disprezzo della vita dei palestinesi e degli stessi ostaggi israeliani. La spada è la prima arma inventata con il solo scopo di uccidere altri esseri umani. Per distruggere Hamas, l’esercito israeliano ha distrutto la Striscia di Gaza. Causando una crisi umanitaria senza precedenti nel conflitto israelo-palestinese. La portata, l’entità e il ritmo della distruzione degli edifici nella Striscia di Gaza sono tra i più gravi della storia moderna, superando i bombardamenti combinati di Dresda , Amburgo e Londra durante la Seconda Guerra Mondiale. Le 29.000 munizioni – proiettili e bombe – che Israele ha sganciato su Gaza nei soli primi tre mesi superano la quantità (3.678) sganciata dagli Stati Uniti tra il 2004 e il 2010 dopo l’ invasione dell’Iraq. Dopo un anno, l’ONU stima che un totale di 42 milioni di tonnellate di macerie ingombrano la Striscia, la cui rimozione e ricostruzione potrebbe richiedere 80 anni e costare oltre 80 miliardi di dollari.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), i palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza sono 42 mila. Il numero dei morti palestinesi è stato messo in dubbio dal presidente degli Stati Uniti e da parte israeliana. Ma il Ministero della Sanità di Gaza ha pubblicato i nomi, il sesso e la data di nascita delle persone uccise. Finora ha identificato 34.344 vittime. Il 60% dei morti identificati non è di sesso maschile in età di combattimento. Il conteggio delle vittime esclude le morti indirette. Secondo la rivista The Lancet, l’insieme delle cause di morte in conseguenza della guerra, quindi le uccisioni militari e i decessi provocati da ferimenti, malattie, condizioni igienico-sanitarie, malnutrizione, formano nella Striscia di Gaza un insieme di 186 mila vittime. Tra le persone uccise ci sono anche 140 giornalisti e 220 operatori umanitari. Dalla parte di Israele, secondo il Ministero della Difesa israeliano, sono stati uccisi o feriti circa mille soldati ogni mese.
La condizione delle donne e dei bambini. Gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 6000 donne e 11 mila bambini. Le donne sfollate sono esposte a abusi, maltrattamenti, violenza di genere, in un contesto di instabilità cronica. Nonostante le difficoltà, molte donne palestinesi sono emerse come leader nelle loro comunità, dimostrando capacità di resistenza e di sostegno alle famiglie sfollate. Molti bambini dilaniati dalle bombe sono stati operati senza anestesia, per amputargli braccia, gambe, su tavoli da cucina. 21 mila bambine e bambini sono dispersi nel caos della guerra a Gaza.
I palestinesi di Gaza, per ora sopravvissuti, tra cui tanti feriti, mutilati, malati, devono continuare a cercare riparo dagli attacchi israeliani e dagli effetti della crisi umanitaria.
La fame come metodo di guerra. L’assedio israeliano nel 2023, ha bloccato l’accesso al 34% degli aiuti alimentari, nel 2024 all’83%. Le persone sono passate da una media di due pasti al giorno alla media di un pasto ogni due giorni, con una significativa riduzione della qualità degli alimenti. 50 mila bambini hanno bisogno di cure per malnutrizione. Human Rights Watch ha accusato Israele di usare la fame come metodo di guerra. Da parte israeliana si obietta che la fornitura di cibo è sufficiente, però distribuita male dalle organizzazioni umanitarie. Se anche l’accusa fosse fondata, la fornitura degli aiuti alimentari non può essere commisurata a una ipotetica distribuzione ottimale, nel caos di un’area densamente popolata e devastata dalla guerra. Solo una media di 69 camion umanitari al giorno riesce a entrare a Gaza; un numero drasticamente ridotto rispetto ai 500 camion precedentemente operativi, la cui fornitura di cibo era già calcolata sulla quantità di calorie pro-capite appena necessarie per non scadere nella malnutrizione. Oltre a bloccare gli aiuti alimentari, l’esercito israeliano ha bombardato panifici e mulini.
La distruzione delle fonti d’acqua. Circa quattro famiglie su cinque non hanno accesso all'acqua potabile. L'unica fonte d'acqua di Gaza, la falda acquifera costiera, è compromessa, con il 90-95% della sua acqua inadatta al consumo umano, perché contaminata da infiltrazioni di acqua salata e di scarico. I bombardamenti hanno distrutto molti pozzi e infrastrutture idriche. Le famiglie sono costrette a fare lunghe file per riempire contenitori da fonti d'acqua limitate. La mancanza di acqua pulita è motivo di gravi problemi di salute, con il 90% dei bambini sotto i cinque anni che soffre di malattie causate dall'acqua insalubre. Israele contesta i dati delle ONG, accusa Hamas di gestione inefficiente delle infrastrutture idriche e giustifica i danni causati dall’IDF come effetti collaterali di operazioni necessarie per la sicurezza nazionale israeliana. Tuttavia, il rapporto Oxfam su Gaza afferma che il 98% dell’acqua non è potabile, il 70% delle infrastrutture idriche è stato distrutto o danneggiato dai bombardamenti; le stazioni di pompaggio ancora funzionanti sono limitate dalla mancanza di carburante.
La distruzione degli ospedali. Sono stati registrati oltre 1.000 attacchi a strutture sanitarie. Solo 13 dei 36 ospedali di Gaza sono parzialmente operativi, gli altri sono stati danneggiati o distrutti da attacchi e bombardamenti. Gli ospedali rimasti sono sovraffollati, usati come rifugio, privi di medicinali e attrezzature. Secondo Israele, la distruzione delle strutture sanitarie è un inevitabile effetto collaterale della guerra contro minacce percepite, perché Hamas usa gli ospedali per scopi militari, deposito di armi, sede di riunioni per pianificare attacchi. Tuttavia, nessuna indagine indipendente ha potuto confermare le accuse israeliane, né Israele ha condiviso in pubblico le prove che afferma di avere. Ad ogni modo, la tutela di pazienti, medici, infermieri e rifugiati deve avere la precedenza su obiettivi ed esigenze militari. Un rapporto delle Nazioni Unite accusa Israele di distruggere il sistema sanitario della Striscia, azione che costituisce un crimine di sterminio. L’inchiesta condotta dall’organismo mondiale ha scoperto che le forze israeliane hanno deliberatamente ucciso e torturato il personale medico
La distruzione delle case. Circa il 60% degli edifici abitativi è stato distrutto o danneggiato, lasciando oltre 1,2 milioni di persone senza casa. Circa 1,9 milioni di palestinesi sono stati sfollati all'interno della Striscia, con molte famiglie costrette a spostarsi più volte. Spesso senza trovare un riparo adeguato. Solo 25.000 tende distribuite da maggio 2024 per accogliere le persone sfollate. Le autorità israeliane affermano che molte delle abitazioni demolite sono utilizzate da Hamas come basi operative, per nascondere armi, per farsi scudo dei civili. Questa giustificazione, però, non dà conto dei bombardamenti a tappetto e dello spianamento con le ruspe di interi quartieri.
La distruzione delle scuole. Circa l'80% delle scuole nella Striscia di Gaza, molte delle quali gestite dall'UNRWA, sono state danneggiate o distrutte dai bombardamenti. Circa 625.000 bambini non possono frequentare la scuola regolarmente. Tutte le 12 università presenti nel territorio hanno subito gravi danni con 750 professori uccisi. Molti bambini sono sfollati in tende o edifici sovraffollati, esclusi da una istruzione adeguata. Per il secondo anno consecutivo, centinaia di migliaia di bambini non possono tornare a scuola. Le autorità israeliane affermano che molte scuole sono state utilizzate da Hamas per attività militari, come nascondigli per armi o centri di comando. Le stesse giustificazioni usate contro case e ospedali. Nel giorno di pubblicazione di questo post, l'esercito israeliano ha dichiarato di aver effettuato un "attacco preciso contro i terroristi" che avevano un centro di comando e controllo incorporato in una scuola. Il raid israeliano contro la scuola che ospitava sfollati nel centro di Gaza ha ucciso almeno 28 persone, tra cui donne e bambini, mentre tre ospedali nel nord sono stati costretti a evacuare, mettendo a rischio la vita dei pazienti. hanno detto i medici.
Secondo Israele è lo stesso diritto internazionale a prevedere che strutture e infrastrutture civili perdano la protezione, se usate per scopi militari. In particolare, sarebbe la IV Convenzione di Ginevra e i suoi Protocolli aggiuntivi a giustificare eccezionalmente gli attacchi contro case, scuole e ospedali se utilizzati per scopi militari. Tuttavia, la minaccia militare costituita da strutture civili deve essere certa e non solo sospettata. In caso di dubbio, bisogna astenersi dall’attacco. In caso di attacco, rimane d’obbligo distinguere gli obiettivi militari dagli obiettivi civili, salvaguardando questi ultimi. L’attacco deve essere proporzionato alla minaccia e non può provocare danni eccessivi rispetto al vantaggio militare. Le percentuali e dimensioni delle strutture civili distrutte o danneggiate a Gaza, mostrano che l’esercito israeliano ha violato ogni criterio delle eccezioni di protezione previste dalla IV Convenzione di Ginevra.
La crisi umanitaria di Gaza provocata dalla reazione israeliana all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, mette Israele, al pari di Hamas, in contraddizione con il diritto internazionale e con i principi morali della convivenza civile proclamati dalle democrazie liberali. Una tale equiparazione è contestata da parte filoisraeliana. Ma differenziare il giudizio implica fare una differenza di valore tra la vita degli israeliani e la vita dei palestinesi. Questo, tuttavia, è ciò che sostanzialmente hanno fatto finora gli Stati Uniti e gli stati europei nel permettere l’azione militare israeliana su Gaza e persino nel sostenerla sul piano politico, economico e militare, pur recitando la giaculatoria: “Israele ha il diritto di difendersi, ma deve farlo nel rispetto della vita dei civili e del diritto internazionale”.