Shoah unicità e universalità dell'Olocausto
Lo sterminio del popolo ebraico non è paragonabile ai conflitti attuali. Ma il suo ricordo costituisce un monito contro ogni forma di deumanizzazione. Perché Mai più voglia dire Mai più per nessuno.
Accade spesso, in particolare nel Giorno della Memoria, per motivi propagandistici, o per convinzione, che la persecuzione nazista degli ebrei sia paragonata all’oppressione israeliana dei palestinesi. Però, Auschwitz e Gaza non sono paragonabili.
Auschwitz fu il primo campo di sterminio nazista per l’eliminazione sistematica degli ebrei e di altre minoranze: prigionieri di guerra sovietici, polacchi, rom e sinti, disabili e pentecostali, massoni, omosessuali, testimoni di Geova, dissidenti politici, slavi. Auschwitz fu parte di un genocidio pianificato su scala industriale con camere a gas e forni crematori, finalizzato all’annientamento di un intero popolo. Le vittime del campo di sterminio erano prigioniere schiavizzate, senza alcuna possibilità di fuga o resistenza.
Gaza è un territorio palestinese densamente popolato, bombardato e invaso dall’esercito israeliano allo scopo dichiarato di eliminare Hamas, il gruppo islamista palestinese, autore dell’attacco del 7 ottobre 2023; gruppo che amministra la Striscia dal 2007. La popolazione civile di Gaza patisce una grave crisi umanitaria, in conseguenza della rappresaglia militare israeliana, la distruzione delle infrastrutture civili, case, scuole, ospedali, strade, acquedotti, il blocco del carburante, degli aiuti alimentari e igienico-sanitari. Ma i palestinesi di Gaza riescono a sfollare e trovare ripari temporanei, sebbene in condizioni davvero difficili e vulnerabili. Hamas e i gruppi armati palestinesi oppongono resistenza, perdono molti combattenti, mentre ne reclutano altrettanti.
Auschwitz fu un caso estremo di genocidio pianificato. Gaza può trovare migliori analogie nel colonialismo, nelle guerre asimmetriche, nella violazione dei diritti umani.
Tuttavia, celebrare il 27 gennaio 2025, il Giorno della Memoria, per commemorare le vittime dell’Olocausto, ignorando la contemporanea devastazione di Gaza, il massacro dei civili, investe la coerenza etica della memoria storica. Un collegamento è inevitabile. Occorre che sia compiuto senza strumentalizzazioni, vincendo la tentazione di usarlo come arma polemica e provocatoria contro lo Stato d’Israele. La Shoah va ricordata come evento unico per ciò che è stata, senza paragoni diretti e immediati con i conflitti attuali. Al tempo stesso, la memoria della Shoah serve come monito contro ogni forma di deumanizzazione: l’antisemitismo, il razzismo, l’islamofobia, l’omofobia, la transfobia e la misoginia, che li precede e li origina tutti. Mai più ha senso, in quanto vale per tutti i popoli e gruppi umani, indipendentemente dalla loro identità. Il ricordo del male assoluto può aiutare la riflessione su tutte le situazioni in cui la violenza sopprime la vita e opprime la dignità umana.
Oltre la situazione di Gaza e di altri conflitti armati, come in Ucraina, Siria, Sudan, e Congo, un momento di riflessione è necessario sul nostro rapporto con i migranti in Europa e negli Stati Uniti. Ci sono somiglianze preoccupanti fra il modo in cui furono trattati gli ebrei negli anni ‘30 del ‘900 e il modo in cui sono trattati i migranti nell’Occidente contemporaneo. Basti pensare ai rastrellamenti e la deportazione di immigrati irregolari in atto nell’America di Donald Trump, al progetto di recludere i non rimpatriabili nella base di Guantanamo, o alla decisione del governo italiano di rilasciare un miliziano libico, trafficante di esseri umani, accusato dalla Corte Penale Internazionale di omicidio, tortura, stupro, schiavismo, un uomo da noi pagato per trattenere nei campi di concentramento libici i migranti che non vogliamo ricevere in Italia e per i quali, quando li troviamo noi in mare, abbiamo escogitato il confino in Albania.
Negli anni '30 del ‘900, molti paesi rifiutarono di accogliere gli ebrei in fuga dalla Germania nazista. Oggi, i migranti vengono respinti alle frontiere europee, lasciati morire in mare o nei deserti, o costretti a condizioni di sfruttamento. L’uso di campi di detenzione (come quelli in Libia finanziati dall’UE o nei confini USA-Messico) somiglia all’uso dei primi campi di internamento nazisti, che inizialmente non erano di sterminio ma servivano a isolare ed espellere i "non desiderati". Le Leggi di Norimberga del 1935 spogliarono gli ebrei della cittadinanza e dei diritti civili in Germania. Le stesse furono poi recepite in Italia nelle leggi razziali del 1938. Oggi, molte leggi europee e americane impediscono la regolarizzazione e la protezione dei rifugiati, rendono la vita impossibile ai migranti: restrizioni sul diritto d'asilo, detenzione in condizioni inumane, respingimenti nei deserti o in mare.
Negli anni ‘30 del ‘900, gli ebrei erano descritti come minaccia per la società, accusati di cospirazioni economiche e culturali. Oggi, i migranti sono spesso descritti come invasori, parassiti, criminali, per legittimare il rifiuto e l’esclusione. Antisemitismo e razzismo si congiungono nel mito neonazista del complotto della Grande sostituzione, per cui esisterebbe un piano ebraico per sostituire la civiltà occidentale, i bianchi di fede cristiana con i non bianchi di fede musulmana, mediante l’immigrazione di massa. Quando sentiamo dire e ripetere che l’imprenditore e banchiere George Soros finanzia le navi di soccorso dei migranti in mare, si sta agitando questo spettro.
Naturalmente, le differenze sono più importanti delle analogie. Non esiste un piano genocidiario o uno sterminio sistematico dei migranti, sebbene le politiche di chiusura causino migliaia di morti. L’analogia è imperfetta, eppure può dirci che deumanizzare un gruppo di persone vulnerabili, trattarle come un problema da eliminare invece che come esseri umani titolari di diritti e dignità, può portare a tragedie molto grandi.
Il monito del ricordo della Shoah funziona, perché l’Olocausto partecipa nello stesso tempo di due proprietà: l’unicità e l’universalità.
La Shoah è unica. Perché, fu un genocidio industrializzato. Nessun altro genocidio nella storia è stato pianificato con la stessa sistematicità, precisione burocratica e tecnologia industriale. I nazisti non uccisero semplicemente, ma trasformarono la morte in un processo logistico efficiente. Non si trattava solo di eliminare gli ebrei da un territorio, ma di cancellarne l'esistenza ovunque nel mondo, come dichiarato nelle conferenze di Wannsee e nei discorsi di Hitler. Le vittime non erano solo sterminate, ma prima private di ogni dignità umana (numeri tatuati, cavie per esperimenti, poi ridotte a cenere senza traccia di sepoltura). Non fu solo un crimine nazista, ma un evento che coinvolse governi, industrie, cittadini comuni in tutta Europa, dimostrando come un intero sistema possa collaborare all'annientamento di un popolo.
Nel contempo, il ricordo della Shoah assume un significato universale. È un ammonimento per l’umanità. Se la Shoah è stata possibile, significa che il potenziale genocida esiste in ogni società quando si perde il senso dell'altro come essere umano. Le dinamiche che l'hanno resa possibile - discriminazione, propaganda, complicità passiva, burocratizzazione della violenza - possono ripresentarsi sotto altre forme - apartheid, pulizia etnica, sterminio per fame o guerra. Il Mai più non riguarda solo gli ebrei, ma deve essere applicato a ogni forma di persecuzione. La Shoah non è un evento solo ebraico o solo storico: è stata un'esperienza estrema dell'umano, nel suo orrore e nella sua capacità di resistenza. Riconoscerne l'unicità non significa isolarla dal resto della storia, ma usarla per capire meglio il presente storico e prevenire gli orrori del futuro.
Perciò desidero valorizzare l’intreccio tra unicità e universalità della Shoah, considerare l’uno senza perdere di vista l’altro. Tuttavia, ci tengo ora a fissare un punto dirimente sulla unicità della Shoah che, forse più di ogni altro elemento già citato, la rivela in modo angosciante.
La Shoah non ebbe un obiettivo materiale concreto. Nei genocidi e nei massacri della storia, si possono individuare motivazioni materiali o strategiche. Il colonialismo e la conquista territoriale (i nativi americani sterminati per espandere gli insediamenti europei). Qualcosa di molto simile è il conflitto israelo-palestinese. I conflitti etnici e politici (il genocidio armeno legato alla paura ottomana di una rivolta interna). Il controllo della manodopera e delle risorse economiche (la tratta degli schiavi africani per lo sfruttamento nelle piantagioni negli Stati Uniti). In questi conflitti, alle vittime era concesso di arrendersi. I nativi americani potevano essere assimilati. Gli armeni potevano convertirsi o fuggire. Gli oppositori politici nei regimi totalitari potevano dichiarare fedeltà al sistema.
Nel caso della Shoah, invece, i nazisti non volevano nulla dagli ebrei, se non la loro scomparsa totale. L'antisemitismo nazista non si basava su un conflitto territoriale o economico, ma su una costruzione ideologica paranoica. Gli ebrei erano accusati di essere simultaneamente capitalisti e comunisti, vittime e dominatori, sovversivi e tradizionalisti, sempre percepiti come un elemento estraneo e destabilizzante. Hitler e i nazisti non cercavano di sfruttare gli ebrei, ma di cancellarli come entità biologica. Persino lo sfruttamento del lavoro nei campi di concentramento era secondario rispetto all'obiettivo finale: l'annientamento totale. Nei momenti finali della guerra, quando la Germania stava crollando, le risorse venivano ancora usate per deportare e uccidere ebrei, anziché per sostenere lo sforzo bellico. Lo sterminio aveva la priorità sulla vittoria.
Questo dimostra che la Shoah non fu un mezzo per uno scopo, ma uno scopo in sé: la distruzione di un popolo percepito come un “nemico assoluto”, indipendentemente dalla realtà. Altri genocidi e massacri hanno avuto dimensioni spaventose, ma sempre con uno scopo riconoscibile (territorio, potere, risorse, controllo). La Shoah, invece, si distingue perché fu un genocidio fine a sé stesso, guidato da un odio metafisico, che non mirava né alla sottomissione né allo sfruttamento, ma solo all’annientamento.